Nel 1908 l’Ordine di Servizio Teosofico fondò, tra le altre, la lega contro la vivisezione.
“Un’altra fonte di miseria e di sofferenza per l’umanità intera sono le crudeltà e le sofferenze con cui affliggiamo la vita degli animali. La nostra mentalità egoista e limitata non ci permette di pensare veramente a queste sofferenze; non ci permette di reagire alle atroci agonie degli animali di grossa mole che vengono stipati in spazi insufficienti, tormentati dalla sete, dallo sfinimento nelle stazioni in interminabili attese nei carri bestiame piombati; come non ci fa reagire abbastanza alla vivisezione, alle corride, e a tutti gli altri modi con cui l’uomo. unico vero essere feroce del creato, fa soffrire gli animali, e quegli esseri umani che egli considera inferiori o nemici.
Quando l’uomo acquista il senso di responsabilità diventa vegetariano, non soltanto perché riconosce che il mangiare carne di cadavere è nocivo alla salute, ma soprattutto perché non vuole rendersi responsabile della sofferenza e della morte degli animali.
Il Vescovo-teosofo G.R. Arundale ha espresso molto bene il concetto di interdipendenza fra la sofferenza degli animali e la guerra con queste parole:
“Ogni volta che vedo una tavola da pranzo con sopra carne e pesce, so di guardare ad uno dei semi della guerra e dell’odio -un seme che si svilupperà in una malerba di atrocità. Ogni volta che leggo di partite di caccia, so che sto leggendo di un seme della guerra e dell’odio.
Ogni volta che leggo o sento di vivisezioni, so che altri semi di guerra e di odio sono stati seminati, e le future generazioni raccoglieranno guerra e odio. Ogni volta che leggo e vedo crudeltà verso gli animali, so che un’altra guerra è vicina” (BdB – “La Dimensione Umana” – ed. 1971 pag. 293-294; ed. 1986 – pag. 218; ed. 2006 pag. 266-267)
“ Ricordate che il momento più importante è quello in cui scegliete ciò che volete mangiare; vi sono prodotti biologici, ecologici ed etici
Per ogni evenienza non dimentichiamo che l’essere umano è fatto per consumare acqua, frutta ed ortaggi freschi, prodotti oleosi, cereali integrali, uova e più raramente (meglio ancora astenersi) pesce e carne . Il tutto deve essere coltivato e nutrito senza prodotti chimici.
E’ vero che oggi vi è una spada di Damocle che pende sulla testa degli uomini: si tratta degli alimenti transgenetici (OGM) i cui dannosi effetti non possono ancora essere valutati; le multinazionali che vogliono divenire sempre più ricche e potenti, ne hanno la piena responsabilità e fanno di tutto per ottenere i loro guadagni come se la natura avesse bisogno di essere manipolata e trasformata quando produce per conto suo ortaggi, frutta e cereali sani, buoni e nutrienti per sopperire ai bisogni dell’uomo”. (BdB – Rivista “Età dell’Acquario” n. 119/2000 pag. 6-7 )
“Questa rivista può capitare in tutte le mani, anche nelle mani di quella categoria di spiritualisti che basano la loro spiritualità non sul modo di vivere e di sentire, ma soltanto su quanto offre loro la “conoscenza” della spiritualità. Questi non potranno capire nulla di quanto viene qui scritto. …Coloro che accettano lo spiritualismo soltanto con la mente si fermeranno alle parole ed ai concetti con spirito critico. Per loro la lettura di queste pagine sarà soltanto una perdita di tempo. Per comprendere ciò facciano un esperimento: vadano in una macelleria o in un allevamento di animali destinati al macello o si rechino nelle vicinanze di un mattatoio. Se rimarranno insensibili alle vibrazioni di questi luoghi devono convincersi che questa rivista è –per ora- incomprensibile per loro.” (BdB – Rivista Età dell’Acquario n. 1/1971)
“Tutti gli esperimenti sugli animali prigionieri e per nulla d’accordo ad essere torturati e uccisi dall’uomo, non portano che male a tutta l’umanità, che ignora che una giustizia divina castiga, presto o tardi, chi fa il male anche in buona fede. Le sofferenze psichiche e fisiche che ognuno procura agli altri sono le negatività che trattengono l’umanità nelle nebbie opache della materia e del consumismo egoistico, con tutte le loro conseguenze. Volgiamoci verso la nostra supercoscienza ed essa ci saprà guidare fuori dalle nebbie e dal materialismo.” (BdB – Rivista Età dell’Acquario n. 76/92)
“Quando 150 anni or sono, cioè quando si vuole far cominciare storicamente la nascita della vivisezione, iniziarono i primi esperimenti cosiddetti scientifici sul modello animale, si ebbero immediate reazioni negative di fronte a queste nuove barbarie pseudoscientifiche. Allora le ragioni erano soprattutto di carattere etico, mentre per la controparte scientista i risultati “facevano progredire nel campo della ricerca”. Ora gli antivivisezionisti, nella quasi totalità vegetariani e animalisti, tengono a far sapere che le loro tesi, pur mantenendo un carattere etico e religioso, vengono ulteriormente suffragate da un carattere filosofico, cioè epistemologico (filosofia della scienza), soprattutto nel campo della vivisezione. I fagocitatori della vivisezione potrebbero elencare i vantaggi della ricerca valendosi dell’uso dei modelli animali e per controparte gli antivivisezionisti potrebbero elencare invece le decine di migliaia di vittime di farmaci che hanno dato ottimi risultati sugli animali e sono stati devastanti per l’uomo.
Ora ci chiediamo: che cos’è la scienza? E’ una dea che immola le sue vittime per edificare se stessa in un luogo distante dalla nostra Terra?
Quali sbocchi della ricerca alla fine di questo secolo? Esiste una teoria unificata del metodo scientifico per stabilire che quel modo di procedere è quello giusto?
Sul “Corriere della Sera” dell’8 giugno 1986 Marcello Pera commentando la presenza del più grande epistemologo di questo secolo, K. Popper, ad un convegno all’Università di Pavia, dice: “Eppure nonostante questa apparente irresistibile marcia verso l’unificazione, non tutto rientra ugualmente bene in questo schema. Il punto cruciale è che tale schema presuppone che una teoria consegni sempre alla successiva il testimone dei risultati empirici raggiunti senza metterlo in discussione. Esso presuppone perciò una filosofia empiristica in cui non abbiano un peso, o ne abbiano uno trascurabile, le visioni del mondo. La storia della scienza –una storia che si ripete ogni giorno- mostra che così non è. Vi sono casi importanti in cui la partita tra due teorie si giova non sul bilancio di guadagni e perdite empiriche, ma su questioni filosofiche, metafisiche, estetiche e magari teologiche. In questi casi, la scelta di una teoria passa attrverso una discussione in cui gli esperimenti contano poco o nulla, o perché ciascuna delle teorie rivali ne ha di buoni, o perché non riconosce migliori gli altri, o perché non accetta i presupposti delle interpretazioni delle teorie rivali”.
I più arditi tra gli epistemologi moderni dicono che le scoperte che mutano il corso dell’umanità possono trovare più facile ispirazione in un laboratorio di teatro, di danza, nei sogni, piuttosto che in un asettico laboratorio di camici bianchi. Con le nuove scoperte della filosofia della scienza in cui le ragioni del cuore determinano la direzione della scienza stessa si scioglie il grande nodo che vede uniti e opposti il materialismo e la superstizione religiosa.
Stiamo per assistere ad una riconciliazione che preclude alla seconda iniziazione planetaria: la realizzazione della spiritualità al di là di vuoti formalismi ed il controllo della materia con la luce del cuore. Un sogno. Quanto tempo ci vorrà per realizzarlo da questo faticoso inizio di fine secolo non lo sappiamo. E’ certo che le cellule più sensibili del corpo planetario, coloro che sono molecolarmente più leggeri per il giudice neutro ed imperioso della vita, si sublimeranno nell’Atanor evolutivo e passeranno su un piano di coscienza diverso lasciando le apparenze sempre uguali.
Quando gli altri seguiranno si potrà ricostruire la Terra come il giardino terrestre, il Paradiso perduto: seguiranno le catene evolutive.
Una cosa è certa: la Terra è ad un punto cruciale rispetto ai tempi lunghi per la coscienza relativa dell’uomo attuale. (G. Pisani – La vivisezione: un crimine contro l’uomo – Rivista Età dell’Acquario n. 63/89 pag. 23)
RICERCHE ATTUALI
Sono sempre più numerosi coloro che seguono un’alimentazione vegetariana o vegana sia per il principio etico di non infliggere danno agli animali che per igiene. Alcuni affermano che l’ igienismo non può prescindere dall’ eticità e che quindi sono ovviamente contrari ,oltre che all’assunzione di carne e pesce , anche verso tutte le forme di sofferenza animale.
Noti scienziati, dichiaratamente vegetariani, non si sono però mai paradossalmente pronunciati in merito alle atroci sofferenze causate agli animali dalla vivisezione.
Gandhi (che condivise il carcere con la teosofa Annie Besant) affermò che la vivisezione era da considerarsi fra gli atti più gravi di magia nera.
Nel secolo XX sono nate in tutto il pianeta molte associazioni che divulgano le idee vegetariane, vegane, antivivisezioniste, animaliste.
Sono anche numerosi i ricercatori che si occupano delle sperimentazioni transgeniche, in particolare degli OGM, verso l’introduzione dei quali vi sono forti opposizioni in tutto il pianeta. (vedi categoria Genetica ecc.)
“…E ora occupiamoci del regno animale, dei nostri fratelli minori: il Buddha, nel Dhammapada, affermava che mangiare carne spegne il seme della grande compassione. E non permetteva che questo accadesse ai suoi discepoli. Anche i Veda se ne occupano in vari modi, esortando sempre l’uomo a scorgere lo stesso principio della vita in tutti gli esseri viventi. “La filosofia dei Veda –scrive il prof. Steven Rose nel suo libro Il vegetarianesimo e le religioni del mondo - riconosce appieno agli animali la capacità di raggiungere stati di spiritualità elevata”. E’ questa una tradizione religiosa che ravvisa l’uguaglianza spirituale di tutti gli esseri viventi, poiché “una sola è la vita, sebbene gli uomini la chiamino con nomi diversi”. Tale concetto trova anche conferma nelle dottrine teosofiche…
L’uomo, nell’uccidere gli animali per la propria sopravvivenza, manca di onorare la legge di armonia e di amore che regge l’universo. Non uccidere significa non solo rispettare il diritto alla vita di tutti gli esseri animati ma anche orientare il proprio animo verso la nonviolenza, evitando per quanto possibile di provocare sofferenza. Cambiare la propria dieta significa cambiare anche il proprio modo di vivere, le proprie percezioni, la propria sensibilità, poiché la qualità di ciò che ingeriamo condiziona tutto il nostro essere.
Presso i popoli antichi la dietetica non esisteva, come specifico settore della medicina, ma era integrata in un complesso di norme igieniche, legislative, religiose e filosofiche, in conformità alla visione unitaria che allora si aveva dell’essere umano e del mondo. Anche lo spirito dei popoli orientali è stato sempre alquanto incline al vegetarismo, cioè ad un modo di nutrirsi pacifico e senza crudeltà. E questo non solo per motivi igienici ma soprattutto etici. In nome della compassione per tutte le forme di vita passibili di sofferenza, tradizioni come il buddhismo, ma non solo, hanno disseminato tra le folle questo ideale. Inoltre nel secolo scorso l’India ha contribuito ad illuminare il mondo con la figura del Mahatma Gandhi, il cui messaggio di non violenza e compassione ha portato notevole incentivo all’ideale vegetariano.
Pure sant’Agostino, san Benedetto e san Basilio (ma certo l’elenco è ben più lungo) capirono l’importanza di proporre una dieta vegetariana fra le loro regole. In una diatriba del IV secolo d.C. fra san Girolamo e Geronimo riguardo agli animali il primo, riferendosi a Platone e a san Paolo, propugnava come utile all’elevazione spirituale l’astensione dalle carni e contrapponeva alla tesi del secondo varie argomentazioni riguardanti il ruolo degli animali nell’economia del mondo. L’esigenza di astenersi da determinati cibi per favorire l’esperienza spirituale è ricorrente in tutte le tradizioni religiose antiche e fatto ben noto anche ai Padri della Chiesa, che si fecero convinti sostenitori dell’astinenza dalla carne. I trattati in difesa di questa pratica, tanto di epoca patristica quanto medievale, non mancano mai di citare gli esempi dei filosofi dell’antichità, dei gimnosofisti indiani o degli asceti di altre dottrine. In genere si riportano le testimonianze degli antichi come esempi positivi, a cui l’esperienza cristiana può conferire completezza e pienezza. San Girolamo, per esempio, confutando l’eretico Gioviniano che rifiutava l’astinenza dalla carne, riporta gli esempi di Pitagora, Socrate e Antistene che la praticavano e la raccomandavano. A detta di Origene era divenuto celebre tra i cristiani il motto del filosofo scettico Sesto Empirico: “Astieniti e sopporta”. Clemente Alessandrino si appoggia sull’autorità dei pitagorici per affermare che mangiare carne e bere vino è proprio delle bestie più che dell’uomo (Guidalberto Bormolini –I vegetariani nelle tradizioni spirituali – ) Per facilitare la comprensione di questo influsso una breve premessa: i filosofi e gli studiosi antichi non erano semplicemente persone interessate a qualche astrattezza ma soprattutto esempi di vita. Aderire ad una scuola filosofica comportava una disciplina globale che toccava ciascun aspetto quotidiano, tra cui il modo di vestirsi, cibarsi, ecc. Ciò doveva servire ad andare oltre il piano della materia, ad entrare in contatto con quelle energie o esseri divini che guidano la creazione. Le scuole pitagoriche per esempio erano delle vere e proprie comunità religiose che “sfornavano” sapienti, dotti, vere e proprie guide spirituali. In questi contesti ci si asteneva dal vino, da tutte le carni animali, dal pesce e dai cibi come uova, funghi e aglio, che venivano considerati un ostacolo all’acutezza e alla purezza del pensiero. Pitagora raccomandava inoltre di non immolare animali agli dei, di rispettarli e di non arrecare loro il minimo danno, applicando scrupolosamente a tutti questi esseri le norme della giustizia. Ma potremmo citare Platone, gli stoici, gli antichi egizi, i misteri eleusini, quelli orfici ecc., oltre che la Genesi dove Dio disse ad Adamo: “Ecco io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo”. In questo beato stato originario l’uomo era in armonia con il creato e non gli era concesso di cibarsi uccidendo animali, per rispetto della vita: gli esseri dotati di nefesh (anima) non potevano servire da cibo.
Ebbe a dire un bramino: “Come può lo spirito divino penetrare i sensi di un uomo che mangia carne? Essa gonfia il corpo, devasta l’anima e distrugge l’armonia el cosmo”.
La Teosofia aggiunge inoltre che è dovere dell’uomo verso se stesso quello di purificare i suoi veicoli per farne strumenti perfetti al servizio del Logos, limpidi canali della Grazia Divina. E ci rammenta che per essere così puri i nostri veicoli non possono essere contaminati con tali alimenti, che turbano l’armonia intrinseca del corpo e, di conseguenza, di ogni altro livello di manifestazione.
Per tutte queste ragioni (ma certo l’elenco non è esaustivo) e per la nostra evoluzione, ritengo sia necessario impostare con nuove modalità la nostra esistenza. Ho fatto solo alcuni esempi di come possiamo vivere in modo più compassionevole verso i nostri fratelli minori, ma sono certa che ognuno, grazie alle sue esperienze personali, potrà aggiungerne molti altri, testimonianze che rendono la nostra vita ancor più nobile, altruistica, giusta e degna di essere vissuta.
Sia questo il nostro desiderio ardente affinchè possiamo rendere onore all’infinita Perfetta Armonia del Tutto.
(L’albero del sandalo bianco, in supremo atto d’amore, profuma l’accetta del taglialegna che lo colpisce). (Patrizia Calvi Moschin – dall’articolo “La compassione verso i regni della Natura” – Rivista Italiana di Teosofia n. 7/2008) ( vedi parte dello stesso articolo, relativa al regno vegetale e agli Ogm, nella categoria “Genetica” )
“Secondo il quotidiano inglese The Guardian il principale consulente scientifico del governo britannico ha pronto un rapporto in cui sottolinea come il Regno Unito debba adottare la produzione di OGM. La “rivoluzione verde” di Johan Beddington passa attraverso l’adozione di OGM. E’ necessario un aumento delle colture che resistono anche in condizioni climatiche sfavorevoli per affrontare un mondo che va incontro a cambiamenti climatici e un forte aumento demografico. “Sono necessarie tecniche e tecnologie provenienti da diverse discipline, come la biotecnologia e l’ingegneria, o settori ancora meno esplorati, come la nanotecnologia” afferma nel documento che verrà presentato alla conferenza degli agricoltori di Oxford. Secondo lo scienziato le nuove tecnologie e i prodotti geneticamente modificati sono il mezzo per raggiungere gli obbiettivi economici, ambientali e sociali del paese; ovvero combattere il cambio climatico ed incrementare la produzione di alimenti di una popolazione mondiale che si prevede raggiungerà 9 miliardi di abitanti nei prossimi 30 anni – un incremento di 3 miliardi di persone rispetto oggi. Ma se in passato, grazie alla fiera opposizione degli ambientalisti, il governo britannico aveva desistito dall’introdurre su larga scala gli ogm (nonostante gli sforzi per condizionare l’opinione pubblica) e ora, a causa della crisi economica, di alcuni studi della Royal Society e dell’aumentata pressione da parte delle industrie del settore, il programma è ripartito e l’appello di Beddington potrebbe rafforzare le intenzioni del governo.”
( dal sito “greenplanet.net” – 2/1/2010 – “Gran Bretagna transgenica?)
Il ministro dell’economia italiana, nel corso di alcune recenti trasmissioni televisive, ha dichiarato che dalla crisi economica/finanziaria globale si uscirà allorchè verranno introdotte a livello mondiale le energie rinnovabili e le biotecnologie. Dalla trasmissione televisiva “Anno Zero” del 6-3-2008: “ da tutte le crisi si esce con una modifica della struttura produttiva….. dalla seconda guerra mondiale si uscì passando dal cavallo al jet; da questa crisi si uscirà con le energie rinnovabili e le biotecnologie. Lo scenario economico cambierà radicalmente…..”
“….la scienza, che per definizione non può essere dogmatica, rischia di diventarlo quando nega il carattere fuzzy sfumato e controverso di molte delle sue conclusioni. Nuove malattie create dalla diagnostica medica, prolungamento artificiale della vita e della morte, potenzialità delle staminali embrionali o adulte, cambiamento climatico, sostanze cancerogene, OGM: su questi e altri temi si fronteggiano modelli interpretativi e temi di pensiero rivali, e i dogmi servono solo a mascherare l’incertezza…” (da “Il sole24 ore” 20-9-2009 pag. 39 “Martha e i suoi nemici”)
Crolla il valore scientifico del topo come modello delle malattie letali nell’uomo
(Mice Fall Short as Test Subjects for Human’Deadly Ills)
Per decenni, i topi sono stati la specie più utilizzata nello studio delle malattie umane. Ma adesso i ricercatori hanno ottenuto la prova che il modello murino sia stato totalmente fuorviante per almeno 3 diversi tipi di patologie mortali (sepsi, traumi e ustioni). Di conseguenza, essi affermano, che anni di lavoro e miliardi di dollari sono stati sprecati seguendo false piste.Ciò non significa che il topo sia un modello inutile per tutte le malattie umane. Tuttavia, essi sollevano interrogativi su patologie come quelle che riguardano il sistema immunitario, inclusi cancro e disturbi cardiaci.“Il nostro articolo apre la possibilità ad una situazione parallela di essere presente”, dice il Dr. H. Shaw Warren, un ricercatore sulla sepsi all’Ospedale Generale del Massachusetts e uno degli autori principali del nuovo studio.
L’articolo, pubblicato lunedì in “Proceedings of the National Academy of Sciences”, aiuta a spiegare perché sono falliti tutti i circa 150 farmaci, testati con enorme dispendio su pazienti affetti da sepsi. Tutti i test farmacologici si basavano sullo studio dei topi. E adesso viene dimostrato che i topi possono avere qualcosa che assomiglia alla sepsi negli uomini, ma in realtà è una condizione molto diversa da quella umana.
Esperti medici non legati a questo studio hanno detto che i risultati dovrebbero cambiare il corso della ricerca a livello mondiale per tale fatale e frustrante patologia. La sepsi, una reazione potenzialmente mortale che avviene quando il corpo prova a lottare contro un’infezione, colpisce 750 000 pazienti all’anno negli USA, uccide da un quarto alla metà di essi e costa alla nazione 17 miliardi di dollari all’anno. E’ la principale causa di morte nelle unità di terapia intensiva.
“Questo è un cambiamento rivoluzionario”, dice il Dr. Mitchell Fink, un esperto della sepsi dell’Università della California di Los Angeles, riguardo al nuovo studio.
“E’ strabiliante”, dice il Dr. Richard Wenzel, ex direttore del dipartimento di medicina interna alla Virginia Commonwealth University e già redattore del ‘New England Journal of Medicine’. “Hanno assolutamente ragione”.
Risposte immunitarie potenzialmente fatali avvengono quando il sistema immunitario di una persona iperreagisce a ciò che percepisce come un segnale di pericolo, incluse molecole tossiche da batteri, virus, funghi o proteine rilasciate da cellule danneggiate da traumi o ustioni, dice il Dr. Clifford S. Deautschman, che dirige le ricerche sulla sepsi all’Università della Pennsylvania e non ha fatto parte dello studio.
Il sistema immunitario accelerato rilascia le sue proteine in quantità talmente elevate che i capillari iniziano a perdere sangue. La perdita diventa eccessiva, e il siero fuoriesce dai piccoli vasi sanguigni. La pressione sanguigna cala, e gli organi vitali non ricevono più sangue sufficiente. Nonostante gli sforzi, i medici e gli infermieri in un reparto di terapia intensiva o pronto soccorso possono non essere in grado di fronteggiare queste perdite, fermare l’infezione e il danno tissutale Successivamente vi è il collasso degli organi vitali.
Il nuovo studio, che è durato 10 anni e ha coinvolto 39 ricercatori in tutto il Paese, è iniziato studiando i globuli bianchi di centinaia di pazienti con gravi ustioni, traumi o sepsi, per vedere quali geni venivano usati dai globuli bianchi nel rispondere a questi segnali di pericolo.
I ricercatori hanno trovato alcune informazioni interessanti e accumulato un grande numero di dati, rigorosamente raccolti, che dovrebbero contribuire a far progredire il settore, ha detto Ronald W. Davis, esperto di genomica presso la Stanford University e autore principale del nuovo studio. Alcuni dati sembravano consentire la previsione di chi sarebbe sopravvissuto e chi sarebbe finito in terapia intensiva, aggrappandosi alla vita e, spesso, morendo.
Il gruppo aveva cercato di pubblicare le sue scoperte in diversi giornali. Un’obiezione, afferma il dottor Davis, era stata che i ricercatori non avevano dimostrato come i topi fornissero la stessa risposta genica.
“Erano così abituati a fare studi sui topi che per loro era quello il solo modo di convalidare le cose”, ha detto. “Hanno la cura dei topi talmente radicata che dimenticano che noi stiamo, invece, cercando di curare gli esseri umani.”
“Questo ci ha fatto pensare”, ha continuato. «Lo stesso avviene nei topi, oppure no?”
Il gruppo decise di indagare, aspettandosi di trovare alcune somiglianze. Ma quando i dati furono analizzati, non ve ne era alcuna.
“Eravamo proprio spiazzati” ha detto il dr.Davis.
I fallimenti dei farmaci divennero chiari. Ad esempio, un gene poteva essere attivato spesso nei topi, mentre il gene equivalente veniva soppresso negli esseri umani. Una sostanza che agiva nei topi disattivando un gene poteva avere una risposta letale nell’uomo.
Ancora più sorprendente, ha affermato il dr Warren, è che condizioni diverse nei topi – ustioni, traumi, sepsi – non creavano la stessa risposta. In ognuna di queste condizioni entravano in azione gruppi di geni diversi, mentre negli esseri umani geni equivalenti vengono utilizzati in tutte e tre le condizioni. Questo significa, ha detto il dr Warren, che se i ricercatori possono trovare un farmaco che funziona per una di quelle condizioni nell’uomo, potrebbe funzionare per tutte e tre.
I ricercatori hanno provato per più di un anno a pubblicare il loro studio, che ha dimostrato non esserci alcuna relazione tra le risposte genetiche dei topi e quelle degli esseri umani. L’hanno presentato a Science e Nature, nella speranza di raggiungere un vasto pubblico, ma entrambi i giornali lo hanno rifiutato.
Science e Nature hanno dichiarato che la loro politica è di non fare commenti su di un documento rifiutato, e nemmeno di far sapere se è stato presentato. Ma, Pinholster Ginger di Science ha dichiarato: la rivista accetta solo circa il 7 per cento dei circa 13.000 studi presentati ogni anno, quindi non è raro che uno studio debba girare a lungo.
Inoltre, il dr Davis ha detto, i revisori non avevano evidenziato errori scientifici. Invece, ha dichiarato, la risposta più comune è stata “Deve essere sbagliato. Non so il motivo per cui è sbagliato, ma deve essere sbagliato.”
I ricercatori si volsero, dunque, verso Proceeding of the National Academy of Sciences. In qualità di membro dell’accademia, il dottor Davis poteva suggerire i recensori per il suo studio e propose i ricercatori che pensava avrebbero dato al lavoro la giusta attenzione. “Se a loro non piace, voglio sapere perché”, ha detto. I revisori hanno consigliato la pubblicazione e il comitato di redazione della rivista, che valuta in modo indipendente gli studi, ha concordato.
Alcuni ricercatori, leggendo lo studio oggi, dicono che sono stupefatti, allo stesso modo i cui i ricercatori lo furono quando videro i dati.
“Quando ho letto lo studio, sono rimasto sbalordito da quanto i dati provenienti dai topi siano sbagliati,” ha detto il dott. Fink. “E ‘davvero incredibile – non vi è alcuna correlazione. Questi dati sono così convincenti e così consistenti che penso che gli enti di finanziamento ne stiano prendendo nota. “Fino ad ora, ha detto,” per ottenere i finanziamenti, si doveva proporre esperimenti che utilizzavano il modello animale.”
Eppure c’era sempre stato un indizio importante che i topi non potevano davvero imitare gli esseri umani in questo ambito: è molto difficile uccidere un topo con una infezione batterica. I topi hanno bisogno di un milione di volte più batteri nel sangue rispetto a quelli che uccidono una persona.
“I topi possono mangiare spazzatura e cibo che è in giro ed è marcio,” ha detto il Dr. Davis. “Gli esseri umani non possono farlo. Siamo troppo sensibili “.
I ricercatori hanno detto che se riuscissero a capire cosa rende i topi tanto resistenti, potrebbero forse trovare il modo di rendere le persone resistenti.
“Questo è un documento molto importante”, ha dichiarato il Dr. Richard Hotchkiss, un studioso di sepsi alla Washington University che non ha partecipato allo studio. “Esso dice con forza – di andare dai pazienti e prendere le loro cellule. Prendere i loro tessuti ogni volta che si può. Prendere le cellule dalle vie respiratorie. ”
“Per capire la sepsi, si devono studiare i pazienti”, ha detto.
Questo studio è stato revisionato
Correzione: 11 febbraio 2013
Una precedente versione di questo articolo ha errato nell’indicare la posizione del Dr Wenzel. Egli èstato presidente del Dipartimento di Medicina Interna della Virginia Commonwealth University. Attualmente non ne è il presidente.
EQUIVITA, Comitato Scientifico Antivivisezionista
www.equivita.it;